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Filologia romanza - Fabiani 2021/22, Study notes of Philology

Appunto filologia romanza professor Fabiani 2021/22

Typology: Study notes

2021/2022

Uploaded on 10/14/2022

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Filologia romanza
Filologia : dal greco philologia (amare) + logos (discorso)= amore della dottrina, della
parola (tutto ciò che fa parte del discorso). È la disciplina che mira alla ricostruzione dei
testi dell’antichità e documenti letterari e alla loro corretta interpretazione e
comprensione. Si muove nel mettere assieme metodologie diverse e fattori con dato
linguistico, culturale e letterario mettendoli in comunicazione tra loro.
Continuità- trasformazione : dialettica che rappresenta lo studio della filologia tra
continuità (continuum) e trasformazione (nel tempo e spazio). Vi è un continuum dentro
al quale vi sono elementi di frattura e caduta del sistema che si trasforma, ovvero la
caduta del modello culturale latino: questo cambiamento grande di paradigma è un
elemento centrale di cambiamento culturale (di trasformazione in senso cristiano
dell’Europa, a partire dalla tarda latinità) e linguistico (trasformazione dal latino classico
al volgare parlato).
Critica del testo : l’edizione critica è una tecnica che permette di leggere i testi e
documenti (manoscritti) nella forma più vicina alla cosiddetta ‘volontà d’autore’/
all’originale. Per risalire alla volontà d’autore bisogna interrogarsi su tutte le fonti
manoscritte e documentarie (‘testimoni’) che considerano il testo nel contesto in cui è
calato, anche in vista del pubblico. Il principio guida che permette di risalire nel tempo
alla forma più vicina all’originale è rappresentato dall’errore= la ricostruzione dei
rapporti fra testimoni. Il culmine massimo attraverso il metodo degli errori è
rappresentato dalla costruzione dello «Stemma codicum» = tentativo di stabilire i rapporti
genealogici che ci sono fra i testi. Caso esemplificativo Madonna dir vo’ voglio- Giacomo
da Lentini.
Competenze del filologo:
- Studia i vari testimoni di un’opera e fornisce un’edicazione critica.
- Deve avere competenze paleografiche poteva padroneggiare diverse tipologie grafiche e
scegliere di volta in volta lo stile (scripta) che gli era più affine ed è capace di datare un
manoscritto sebbene quest’ultimo non riveli riferimento espliciti e saperli collocare anche
geograficamente
- sfrutta le proprie competenze culturali comparatistiche (es. Giacomo da Lentini)].
L'analisi linguistica
[Linguistica= disciplina che studia il linguaggio umano, la cui primaria manifestazione è
orale. La comunicazione scritta è una manifestazione linguistica secondaria].
Oralità ǂ scrittura
Fino al XX secolo si avevano solo tracce scritte delle lingue del passato: si passava dal
latino alla sua rappresentazione grafica adattandola alle nuove rappresentazioni
linguistiche. In epoca di transizione, con la crisi dei sistemi linguistici, le grafie erano
difficili da maneggiare (problema della scripta).
Superamento delle concezioni a- storiche
Paradigma classico: il primo punto riguarda l’idea iniziale secondo cui, il latino, era lingua
letteraria costituita su una grammatica fissa e immutabile nel tempo.
Tale concezione a- storica resta inalterata fino all’Umanesimo.
De vulgari eloquentia- Dante
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Filologia romanza

 Filologia: dal greco philologia (amare) + logos (discorso)= amore della dottrina, della parola (tutto ciò che fa parte del discorso). È la disciplina che mira alla ricostruzione dei testi dell’antichità e documenti letterari e alla loro corretta interpretazione e comprensione. Si muove nel mettere assieme metodologie diverse e fattori con dato linguistico, culturale e letterario mettendoli in comunicazione tra loro.  Continuità- trasformazione: dialettica che rappresenta lo studio della filologia tra continuità (continuum) e trasformazione (nel tempo e spazio). Vi è un continuum dentro al quale vi sono elementi di frattura e caduta del sistema che si trasforma, ovvero la caduta del modello culturale latino: questo cambiamento grande di paradigma è un elemento centrale di cambiamento culturale (di trasformazione in senso cristiano dell’Europa, a partire dalla tarda latinità) e linguistico (trasformazione dal latino classico al volgare parlato).  Critica del testo: l’edizione critica è una tecnica che permette di leggere i testi e documenti (manoscritti) nella forma più vicina alla cosiddetta ‘volontà d’autore’/ all’originale. Per risalire alla volontà d’autore bisogna interrogarsi su tutte le fonti manoscritte e documentarie (‘testimoni’) che considerano il testo nel contesto in cui è calato, anche in vista del pubblico. Il principio guida che permette di risalire nel tempo alla forma più vicina all’originale è rappresentato dall’errore= la ricostruzione dei rapporti fra testimoni. Il culmine massimo attraverso il metodo degli errori è rappresentato dalla costruzione dello «Stemma codicum» = tentativo di stabilire i rapporti genealogici che ci sono fra i testi. Caso esemplificativo Madonna dir vo’ voglio- Giacomo da Lentini.  Competenze del filologo:

  • Studia i vari testimoni di un’opera e fornisce un’edicazione critica.
  • Deve avere competenze paleografiche poteva padroneggiare diverse tipologie grafiche e scegliere di volta in volta lo stile (scripta) che gli era più affine ed è capace di datare un manoscritto sebbene quest’ultimo non riveli riferimento espliciti e saperli collocare anche geograficamente
  • sfrutta le proprie competenze culturali comparatistiche (es. Giacomo da Lentini)].

L'analisi linguistica

[Linguistica= disciplina che studia il linguaggio umano, la cui primaria manifestazione è orale. La comunicazione scritta è una manifestazione linguistica secondaria].  Oralità ǂ scrittura Fino al XX secolo si avevano solo tracce scritte delle lingue del passato: si passava dal latino alla sua rappresentazione grafica adattandola alle nuove rappresentazioni linguistiche. In epoca di transizione, con la crisi dei sistemi linguistici, le grafie erano difficili da maneggiare (problema della scripta).

Superamento delle concezioni a- storiche

Paradigma classico: il primo punto riguarda l’idea iniziale secondo cui, il latino, era lingua letteraria costituita su una grammatica fissa e immutabile nel tempo. Tale concezione a- storica resta inalterata fino all’Umanesimo. De vulgari eloquentia- Dante

In ambito latino- romanzo, è stato Dante a formulare per primo una riflessione linguistica sull’idea di un cambiamento necessario dei fenomeni linguistici. Il De vulgari eloquentia è un trattato in latino che costituisce la prima tappa del dibattito sulla lingua, in cui Dante riflette:  sulla ricerca di una lingua degna, tanto quanto il latino, di un’alta dignità letteraria (volgare illustre): nel mondo medievale vi erano due sistemi di padroneggiamento della lingua: latino classico e latino volgare. Per Dante chiamiamo ‘lingua volgare’ una lingua naturale, che in contrasto col latino la apprendiamo a contatto con le parole di chi ci sta attorno quando siamo piccoli. [All’epoca di Dante, il latino è invece l’idioma di cultura, sorto per sublimazione dalle lingue naturali ed è la grammatica inalterabile e immutabile nel tempo per mezzo della quale i popoli riuscivano a intendersi al di sopra degli idiomi particolari (concezione a storica). Convinto dunque che i tempi fossero maturi per trattare temi di alta cultura e poesia anche in lingua volgare, Dante decide di mettersi alla ricerca di una lingua di cultura degna, quanto il latino degli usi letterari. Per farlo, passa in rassegna i diversi volgari italiani della penisola italiana; tuttavia dopo essersi reso conto che nessuna di queste parlate locali ha i requisiti necessari, propone come lingua comune letteraria il volgare illustre, un volgare ideale sovraregionale];  riflessione sul linguaggio prima della torre di Babele non esisteva la molteplicità delle lingue. Fu con la costruzione della torre, con diversa provenienza geografica dei lavoratori, che si formò la confusione tra le lingue. Dopo tale esperienza gli uomini si dispersero in tutto il pianeta e vennero a crearsi tre principali gruppi linguistici in Europa: gruppo settentrionale, meridionale e il mondo greco. Le lingue, in particolare, si distinguevano in tre idiomi principali/ ‘idioma trifarium’: oc (provenzale, della Francia meridionale e da prendere come modello per fare poesia), oil (francese antico, Francia settentrionale) e sì (italiano, toscano). Cerca di capire quale sia la più prestigiosa. Questi tre idiomi sono lingue sorelle derivanti da una radice comune: il latino, Umanesimo e riflessione sulla lingua Nel Quattrocento ci fu un nuovo sguardo sul mutamento linguistico e si svilupparono alcune discussioni sulla situazione linguistica dell’antica Roma. Innanzitutto, la situazione linguistica del XV mostrava segni di un vero e proprio ‘bilinguismo’ che opponeva latino/ volgare. All’epoca, in particolare, l’idea comune era che la situazione linguistica nell’antica Roma potesse essere assimilata a quella contemporanea: i letterati parlavano una lingua dotta, mentre gli ignoranti si esprimevano in un linguaggio popolare. A tal proposito, nel 1435 , si confrontarono due importanti umanisti fiorentini: Flavio Biondo e Leonardo Bruni:  Pensiero Leonardo Bruni Leonardo Bruni para di due livelli linguistici differenti: una bassa e una alta. La sua tesi si ricollegava alla concezione medievale, che abbiamo incontrato in Dante, secondo la quale il latino letterario era dotato di grammatica, cioè caratterizzata da regole precise e usata dai dotti mentre la lingua volgare era la lingua ‘non grammaticale’ degli ignoranti, e risultava differente da quella letteraria;  Pensiero Flavio Biondo Biondo era invece del parere che, sia nella sua epoca che nell’antica Roma, dotti e ignoranti condividessero la stessa lingua latina, lingua omogenea e adoperata da tutti, ma la impiegavano in registri diversi: i dotti la utilizzavano in contesti elevati e rispettosi della norma grammaticale ǂ ignoranti in uno stile meno sorvegliato. In particolare, poneva l’accento sulla lingua volgare: l’avvento delle lingue volgari era stato determinato dalle invasioni barbariche e che dunque, la nascita del volgare, fosse il risultato delle contaminazioni con elementi impuri. Il latino rappresentava invece una condizione

medioevistica: tradizionalmente limitata ai secoli del Medioevo (dalle origini delle lingue romanze fino alla loro piena affermazione in quanto lingue di cultura, cioè avvento Umanesimo e Rinascimento). Dunque, si applica al Medioevo, come periodo storico, perché è li che si è realizzata la continuità linguistica- culturale su cui si può esercitare lo sguardo comparatistico.

L’indoeuropeo

 Conferenza di Jones  Nel 1786, a Calcutta, un funzionario britannico tenne una conferenza, in cui mostra la parentela linguistica tra sanscrito (lingua classica dell’India) e le lingue europee ed euro asiatiche (greco, latino, persiano e germanico) e si fa strada la convinzione secondo cui queste lingue derivino una matrice comune/ lingua madre tra tutte queste lingue: l’indoeuropeo (antichissima lingua e ricostruita tramite la comparazione delle lingue da esso derivate).  Decisivo è stato il contributo, nel 1816, di Francis Bopp che pubblica il primo libro di impianto storico- comparatistico, mettendo in luce le corrispondenze morfologiche delle lingue indoeuropee. Dunque, le premesse del metodo storico- comparativo si pongono quando ci si rese conto della parentela tra lingue apparentemente lontane tra loro. In questo nuovo pensiero romantico e pre- romantico la lingua è vista come organismo in continua trasformazione e viene superata la concezione classica secondo cui le lingue siano descrivibili con norme prescrittive, grammatiche e lessici e si fa avanti l’idea di lingua come organismo in continuo divenire. Rapporti fra lingue La classificazione dei rapporti tra lingue si basa essenzialmente su diversi parametri:  Criterio topologico Nel 1808, in un libro, il linguista Schlegel inaugura un metodo di osservazione del rapporto fra lingue classificabili in base al loro funzionamento/ criterio tipologico, in base cioè a due tipi estremi relativi alla morfologia:

  • tipo isolante: accostamento fra elementi o autonomi, ad ogni morfema corrisponde una parola e viceversa (es. cinese)
  • tipo flessivo: le funzioni grammaticali si esprimono con alterazione della radice e con mutamento suffissi (es. italiano: si affida la categoria grammaticale maschile/ femminile alla desinenza ‘bello/ bella)
  • tipo agglutinante: è un tipo intermedio tra i due; la parola è formata da una radice invariabile cui si uniscono affissi invariabili e portatori di un solo valore grammaticale  Criterio genealogico Cioè le lingue classificabili secondo un criterio genealogico di parentela linguistica.
  • Schleicher, importante linguistica. Nel 1863 elabora, in chiave evoluzionistica, la Teoria dell’albero genealogico ed osserva che le lingue mutano: da una radice (rappresentata dalla lingua madre, cioè l’indoeuropeo) ne mutano altre (ovvero i sottogruppi linguistici). Dunque più lingue se imparentate condividono gran parte del fondo lessicale. Es. lingue romanze Parole che formalmente si presentano molto simili (grafia e fonetica). Spagnolo Francese Italiano Ca ntar Cha nter Ca ntare Le tre lingue hanno un punto di partenza comune, cioè la velare /k/o /ka/:
  • in italiano e spagnolo si ha sempre l’esito dell’occlusiva velare /k/
  • in francese avviene un’evoluzione fonologica in fricativa prepalatale /ch/. Questa alternanza del suono è legata alla vocale che segue il suono velare, ovvero la vocale a Ipotizzando un’eventuale punto di partenza di /ka/ ci si può servire di diversi principi  Principio di maggioranza: per il principio di maggioranza la forma originaria è la /ka/ velare, poiché la maggior parte delle lingue l’ha conservata (spagnolo e italiano), mentre il francese è innovativa.  Principio aree laterali: l’idea che l’innovazione linguistica si propaga dal centro ma non sempre riesce a investire l’intero sistema, poiché le forme conservative vengono mantenute ai margini del sistema. Le aree laterali sono la Penisola Iberica e l’Italia, dove vi è ancora la velare /k/.  Principio tipologico : idea che le lingue possono essere imparentate fra loro e osservate in base a caratteristiche comuni. Tipologicamente è più frequente che in altre lingue del mondo risulta più facile passare da /ch/> /sh/> /k/ che /sh/> /ch/> /k/. Per cui, ricostruendo la forma, per via ipotetica, che è alla base di tutti gli esiti romanzi doveva essere /k/ velare. I Neogrammatici- le regole del mutamento (Classificazione rapporti fra lingue) I neogrammatici furono importanti linguisti, attivi tra Settecento e Ottocento che affermavano che il mutamento delle lingue (geneticamente imparentate), seguiva delle regole fisse e invariabili.  Principio di legge fonetica il primo principio neo- grammaticale è che ogni mutamento fonetico in una lingua si riproduce meccanicamente sempre uguale a parità di condizioni, cioè risponde a una legge fonetica fissa; Es. Spagnolo Francese Italiano ca rro ch ar Ca rro ca ro Che r Ca ro In francese la vocale ‘a’ tonica si palatalizza in ‘e’ solo se si trova in sillaba aperta, mentre in sillaba chiusa si conserva. Questa è una legge fonetica. Ragionando per leggi fonetiche si possono trarre deduzioni di una cronologia di mutamento: nella forma «char» si assiste a degeminazione (passaggio da ‘r’ doppia a ‘r) + apocope (caduta vocale finale). Nella forma «cher» si assiste ad apocope.  il secondo principio neogrammatico riguarda come spiegare i mutamenti fonetici irregolari rispetto a un sistema fisso: fare riferimento alla categoria dell’analogia, la tendenza ad applicare trasformazioni simili a forme che si sentono collegate fra loro.  Limiti di tale ricerca L’esistenza di una legge fonetica è di per sé valido perché permette una delle operazioni fondamentali della linguistica storico- comparativa, ovvero la ricostruzione: una volta assodato che un gruppo di lingue è legato da parentela genetica è possibile risalire ricostruire lo stadio iniziale da cui esse derivano; ciò che viene contestato nell’atteggiamento dei neo- grammatici è il rigore assoluto e l’ineccepibilità delle regole: l’insistenza lungo un’asse cronologico verticale che ignora quello orizzontale (quello determinato dal contatto fra le lingue) e l’immagine di lingua come un sistema chiuso, mentre i sistemi linguistici sono permeabili (permeabilità non considerata dai neogrammatici). ǂ Schuchardt e la Teoria delle onde

Romania sommersa/ perduta : zone su cui, in epoca imperiale, si parlava latino ma il cui processo di latinizzazione non fu tale da originare lingue romanze poiché scomparse per essere soppiantate da altre lingue (germaniche). Per cui il latino, in questi territori, era sopravvissuto ma esclusivamente come lingua di cultura e pertanto ‘perduta’ dal punto di vista della parlata materna. Caso particolare: Inghilterra con ampia presenza lessicale di elementi latini e neo- latini dovuta a fattori culturali; successivamente l’arrivo dei normanni portò all’imposizione culturale del modello linguistico francese in Inghilterra (anche Gran Bretagna, Germania, Africa settentrionale).  Romania nuova : comprende tutti i territori mai romanizzati in cui si sono insediate le lingue romanze a partire dalla colonizzazione. La Romania nuova si estende sul continente e la sua estensione è evidente nel continente americano. Casi particolari: lingue creole e pidgins -I pidgins sono lingue formatesi in aree della Romania nuova: spagnolo, portoghese, italiano e francese diffusi in Africa e Asia. Nascono dal contatto tra lingue europee del colonizzatore e indigene. Hanno una grammatica fortemente ridotta e semplificata (prettamente utilizzato e indirizzato nella sfera commerciale). -Al contrario, Lingue creole= si sviluppano dai ‘pidgins’ diventati lingue materne delle popolazioni locali e sono frutto di una rielaborazione. Hanno un sistema linguistico più complesso: in genere esse condividono con le lingue materne la base lessicale, ma se ne discostano per struttura grammaticale (per questo le lingue creole non vanno considerate come vere lingue romanze perché nelle lingue romanze servono ad esempio tratti lessicali). Ulteriore divisione Romania Romania Occidentale e Romania Orientale L’area geografica della Romania può essere divisa a sua volta in Occidentale e Orientale (settentrionale e meridionale): l’isoglossa fondamentale che separa queste due parti è la linea Rimini- La Spezia. In particolare, la Romania Occidentale comprende tutte le varietà linguistiche italiane settentrionali (a nord della linea La Spezia- Rimini: piemontese, lombarda, ligure, emiliana, romagnola), le lingue galloromanze (francese, francoprovenzale e occitano) e iberoromanze (portoghese, castigliano, catalano); la Romania orientale comprende le varietà linguistiche centro- meridionali (incluso toscano, napoletano, siciliano) e romeno. I due fenomeni principali che determinano lo spartiacque linguistico della Romania Occidentale da quella Orientale:

  1. Lenizione: indebolimento dell’energia articolatoria delle consonanti intervocaliche, soprattutto occlusive (degeminazione, sonorizzazione, spirantizzazione e dileguo. Es. Esito del latino: ROTA: t>d> th> dileguo RODA (portoghese); RUEDA (spagnolo); ROUE (francese, dileguo); RUOTA (italiano); ROATA (romeno).
  2. Conservazione della -s finale per indicare i plurali. Lingue romanze Sono lingue che hanno tratto origine dalla frantumazione e la trasformazione nel tempo e spazio del latino parlato nell’Impero romano. Esse sono le lingue iberoromanze, galloromanze, italoromanze e balcanoromanze. Formano una famiglia linguistica e vengono definite neolatine o romanze in quanto evoluzioni del latino, che continuava a essere usata come lingua di cultura e scritta. A partire dal X secolo queste varietà basse cominciarono ad essere usate anche negli scritti dando luogo a una propria letteratura, continuando una precedente fase di letteratura orale.

Il latino dell’antica Roma

[Il latino era la lingua dell’antica Roma e con l’espansione dell’Impero è diventato la lingua dei territori conquistati e dei popoli sottomessi. La latinità è un processo secolare: inizia nell’VIII secolo a.C (data della fondazione di Roma è 753 a.C) e giunge alla massima espansione nel II secolo d.C sotto l’imperatore Traiano, con l’acquisizione della Dacia; Diocleziano e Teodosio. È stata lingua del potere fino all’epoca di Giustiniano], imperatore d’Oriente ed è in latino, appunto, l’opera del Corpus iuris civilis. Tuttavia nella parte orientale il latino non ha mai prevalso sul greco, che era più forte come lingua di cultura. La latinità ha avuto una serie di fattori di diffusione che sono stati la sua forza inizialmente ma che poi venuti meno hanno fatto crollare il sistema. Fattori di diffusione della lingua latina

  • Politico/ amministrativo- l'amministrazione romana era omogenea e si serviva di funzionari che venivano dal «centro» dell'Impero che portavano usi e abitudini linguistiche in luoghi lontani e le imponevano
  • Economico - il «mercato» favori la circolazione di beni e persone; a creare una rete articolata di comunicazione contribuì in modo decisivo il sistema della rete stradale
  • Militare - la lingua dell'esercito era il latino, oltre a ciò va considerato anche il peso dei legionari congedati nelle colonie come fattore di latinizzazione
  • Sociale – acquistare la lingua del potere come possibilità di ascesa sociale
  • Culturale - il prestigio della cultura latina era spesso incomparabile con quello delle culture indigene Fattore cronologico Il processo di diffusione del latino è stato molto lento, portando però alla scomparsa di quasi tutte le lingue che erano parlate nelle province della conquista romana. La rottura e crisi del sistema Il latino e la stabilità della norma linguistica sono stati resi possibili grazie a fattori politici, culturali ed economici. Questo sistema esplode nel 476 e difatti nessuno fu più imperatore d’Occidente (dopo Romolo Augusto e la lingua inizierà a mostrare apertamente i suoi cambiamenti con la frammentazione del sistema che renderà più visibile gli elementi di trasformazione linguistici. Elementi di trasformazione
  1. A partire dal III sec. perdita della funzione accentratrice del potere imperiale e cominciano le divisioni dell’impero
    • nel 330 ca. Costantino sposta la capitale a Costantinopoli (Roma non è più centro della latinità)
    • nel 395, alla morte di Teodosio, l’Impero è diviso in due parti
    • nel 476 viene deposto Romolo Augustolo
  2. Diffusione della religione orientale del Cristianesimo
    • 313 Editto di Milano — concedeva Libertà di culto per i cristiani (Costantino): il Cristianesimo entra in società e agirà sia sul pensiero che sulla lingua. Col crollo del potere dell’impero, il potere universalistico rimane quello della chiesa e la cristianità diventa il tratto unificante dell’Europa romanza: influirà sulle lingue romanze e agirà sulla lingua per via di prestiti e trasformazioni morfologiche dal greco. Importante paradigma è che viene posta come ideale l’umiltà, cioè il livello basso, dello stile (linguaggio, stile umile, basso). Si parla di ‘ Sermo humilis’. Ciò corrisponde sul piano teologico all’umiltà di Cristo, che è sublime; sul piano linguistico al linguaggio della Bibbia; e sul piano della predicazione, alla necessità che il discorso sia comprensibile a tutti ed emettere il fedele verso la dimensione sublime.
  3. 392 Editto di Costantinopoli — I culti pagani vengono messi fuori legge (con Teodosio)
  4. Invasioni germaniche Nel sec. e soprattutto nella prima metà del V sec. larghe porzioni dell’Impero vengono sottratte al controllo politico centrale da una serie di popolazioni. Muta dunque tutta

lingue che viaggiano parallelamente (alta- bassa). Il latino volgare è un sistema in movimento che presenta diverse etichette: latino volgare, latino tardo, protoromanzo (lingua che prelude al romanzo), latino sommerso. La separazione latino- volgare non si risolverà in un vero e proprio bilinguismo, ma in quella che studiosi definiscono ‘diglossia’: distinzione tra diverse funzioni (comunicazione scritta e comunicazione orale). Passaggio latino- volgare  nascita della nuova oralità  presa di coscienza della presa di coscienza di una metamorfosi (scrittura e oralità non coincidono più). 813 nasce una coscienza del volgare secondo cui latino e volgare sono due cose diverse e che dal latino si debba tradurre il volgare  prima dell’ 813 si può osservare una ampia documentazione (le glosse di Reichenau e l’Indovinello) che sono due testi precedenti all’atto di certificazione in vita delle lingue romanze che è il Concilio di Tours dell’813, e tali documenti rappresentano momento in cui latino e volgare sono strettamente connessi ma cominciano a differenziarsi attraverso fenomeni linguistici emergenti in tali documenti. Fonti per la conoscenza del latino «non letterario»  Testi con ambizione mimetica rispetto al parlato  Opere consapevolmente meno elevate sul piano stilistico (Epistole di Cicerone, nelle quali si usa un sermo familiaris o plebeius)  Iscrizioni e scritture esposte (che hanno il vantaggio di essere localizzabili e molto spesso databili - importanti sono, ad es. le iscrizioni e i graffiti di Pompei)  Opere dei grammatici, nelle quali si segnalano, forme dell'uso ritenute scorrette (ad es. la cosiddetta Appendix Probi ) L'Appendix Probi Documento considerato come vero e proprio testimone di quanto accaduto nella lunga evoluzione del latino volgare nei primi secoli successivi alla Caduta dell’Impero romano.  Quinta di una serie di «appendici» poste in coda a un trattato grammaticale falsamente attribuito a Valerio Probo (grammatico del I sec. D.C)  L'Appendix è probabilmente databile alla metà del V sec. D.C ed è una pergamena di sette fogli contenuti in un manoscritto, conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli, e fu trascritto verosimilmente a Bobbio alla fine del VII secolo.  Contiene una serie di coppie di voci organizzate secondo il principio «[si dice/scrive] X e non Y»; ad es.: « calida non calda » in cui si cerca di riportare alla norma classica pronunce e forme evidentemente diffuse (contrapposizione tra forma classica a una corrispondente a volgare). vitulus> vetulus> vetlus (NO veclo) con caduta della vocale post- tonica+ cambiamento a livello consonantico (t>c).

Fenomeno sostrato

Caso di lingue non latine Nel 1881 Ascoli formulò l’ipotesi secondo cui nella formazione delle lingue latine romanze ebbero un ruolo fondamentale i sostrati prelatini soprattutto il loro l’influsso nel lessico, cioè l’idea dalle lingue di sostrato sono passate in latino numerose parole continuate poi nelle lingue romanze. [Il sostrato Le lingue di sostrato sono le lingue alle quali il latino si è sostituito e divenuto lingua dominante. Nelle aree occupate dai romani fra il latino e la lingua del luogo c’è stato un rapporto di bilinguismo, poi diglossia e infine la lingua del luogo è stata abbandonata (tranne il basco)].

Tra le lingue di sostrato che hanno interagito con il latino: greco e le lingue italiche (etrusco e osco) e lingue celtiche.  etrusco parlato nell’attuale Toscana e nel Lazio settentrionale. Parole di derivazione etrusca sono ad es. persona (originariamente «maschera»); populus («popolo»)  osco (parlato in Sannio e Campania, Lucania e Bruzio [odierna Calabria]) aveva in comune con il latino una serie di parole in cui alla -B- latina corrispondeva una -F-: bubalus /bufalus.  greco Il contatto si dispone su diversi livelli cronologici: il greco era parlato nelle colonie della Magna Grecia e il suo contatto con il latino risale fin alle origini. Di derivazione greca sono parole relative a ambiti della vita quotidiana (oliva). I romani aumentarono i contatti con la Grecia nel III secolo a.C. per poi sottometterla nel II secolo a.C. ma vennero di fatto «conquistati» dalla cultura ellenica. A questa seconda fase aumentano i grecismi colti del tipo (idea, philosophia, schola, ecc.). Continua comunque anche il contatto a un livello più «basso» (ad es. da apotheca deriva l'italiano "bottega"'). Una terza ondata di grecismi è legata alla diffusione del Cristianesimo; ad es. evangelium, angelus;  lingue celtiche fenomeni di palatalizzazione. Al sostrato celtico (in particolare alla pronuncia del gallico) alcuni hanno pensato di ricondurre fenomeni tipici delle lingue galloromanze, come i passaggi:  C+A: [ka] > It(a] > [Ja] - chose  Alcuni relitti lessicali sono camisia («camicia»), carrus («carro»). *[L'adstrato indica il contatto fra due lingue parlate in zone confinanti, senza che l'una abbia una «posizione» di superiorità rispetto a l'altra. Lingue sullo stesso livello]. [Super strato Lingua che si è sovrapposta a quella preesistente nell’area, ma non la soppianta quella più antica che continua ad esistere come lingua dominante: germanici (lessico relativo ad attività quotidiane werra> guerra) e arabi (lessico)].

Il latino sommerso

Accanto alla forma linguistica del latino sub- standard vi è un latino al di sotto del sub- standard, che prende il nome di ‘ latino sommerso’ : latino censurato nella documentazione scritta perché scorretto rispetto alla norma e sentito dai parlanti come bassissimo e che Varvaro definisce ‘sommersa’ poiché non lascia traccia per un lungo arco di tempo. Inizia a manifestarsi nelle forme scritte molto avanti nel tempo, a partire dal VIII secolo, ma in realtà è esistita anche prima (anche se in maniera sommersa) poiché le lingue romanze condividono una serie di caratteri risalenti ad una matrice comune. Il latino sommerso non è un concetto sovrapponibile a ‘proto- romanzo, poiché rimanda ad una lingua artificiale/ è una ricostruzione a posteriori di una lingua probabilmente mai esistita (a differenza del latino sommerso). Varvaro identifica una serie di fenomeni notevoli da ricondurre al livello sommerso della lingua: vocalismo, paradigma verbale, perdita casi etc.

Dal latino alle lingue romanze- fenomeni mutamento

SISTEMA MORFOSINTATTICO

Riduzione dei casi nei sostantivi e aggettivi In latino esisteva un sistema di sei casi che rappresentavano, attraverso la loro desinenza, la funzione logica della parola dentro la frase, il genere (tre generi) e il numero (singolare o plurale) della parola. Tale sistema, con le lingue romanze, va in crisi.

Accanto a questa esisteva una forma perifrastica, formata dall’indicativo presente del verbo ‘avere’ + participio passato che darà vita a tempo verbale per descrivere azione completata nel passato (che per i latini non esisteva o era solo alternativa alla prima) Es. «epistulam habeo scriptam » ‘ho scritto una lettera’)

  1. Indicativo futuro L’indicativo futuro in latino aveva una forma sintetica. Verrà sostituita da una forma analitica formata da verbo all’infinito + ausiliare avere Es. cantare habeo (‘devo cantare’ e successivamente ‘canterò’) Grammaticalizzazione dell’ausiliare: cantare habeo> cantare* ao> canter-ò. Questa sarà la base su cui si formeranno tutti i futuri romanzi. Nuove forme verbali romanze
  2. Indicativo condizionale Il condizionale non esisteva, esistevano le sue funzioni che venivano svolte dal congiuntivo. Nasce per dare l’idea di un’azione futura nel passato. Si costruisce con il verbo all’infinito+ imperfetto del verbo avere Es. cantare habebam > sp. cantaría cantare *hebui > it. Canterei (con grammaticalizzazione dell’ausiliare)
  3. Il passivo Il passivo, in latino, si esprimeva attraverso forme sintetiche che sono cadute e sono state sostituite da forme analitiche con il verbo ‘essere’ Es. amor (‘io sono amato’)> amatus sum (già esisteva ‘fui amato’) Lessico (lessicalizzazione dei diminutivi) In latino era usuale la lessicalizzazione dei diminutivi Es. L’italiano vecchio , il francese vieille e spagnolo viejo la base da cui derivano è il diminutivo vetulus (passato poi a vetlus dopo la caduta della vocale post- tonica). Questa tendenza a lessicalizzare i diminutivi si nota già a partire da tempi remoti: già nell’Appendix Probi del V secolo il maestro cercava di contrastare le nuove tendenze cercando di ristabilire le norme grammaticali. Es. bisognava dire ‘vecchio’ e non ‘vecchietto’, cioè usare forme al grado positivo e non forme con suffisso del diminutivo. SINTASSI La costruzione sintattica della frase In latino, la costruzione sintattica della frase era libera, e i costituenti logici non avevano posizione fissa; tuttavia, la forma non marcata della frase era di tipo: S- O- V (osservando la desinenza era possibile capire la funzione logica della parola nella frase che, dunque, poteva essere messa ovunque). Nelle lingue romanze si impone un altro modello sintattico: S V O. L’articolo La categoria grammaticale dell’articola non esisteva in latino. L’apparizione è stata lenta e ha avuto come base di partenza gli aggettivi dimostrativi (di norma Ille, in sardo Ipse). Es. Catacomba di Comodilla. Subordinata oggettiva

Un grande cambiamento riguarda la costruzione delle subordinate oggettive. Si pensa a un nuovo modo per presentare la preposizione attraverso la congiunzione ‘quod’ che prelude al ‘credo che’ di oggi. Es. Placito capuano «ko» < ‘quod’: cambio di sintassi nella ristrutturazione della subordinata oggettiva a partire dalla congiunzione ‘quod’ EVOLUZIONE FONOLOGICA Vocalismo Il latino aveva dieci suoni vocali; le vocali si distinguevano per la quantità/ durata (brevi- lunghe). La quantità vocalica aveva un valore fonologico, cioè distingueva coppie minime di parole: pālus (‘palo’) e pălus (‘palude’). La distinzione per durata, per i romani, era una capacità innata: secondo Cicerone (I secolo) nel genere teatrale la costruzione dei versi doveva essere perfetta altrimenti il pubblico si sarebbe lamentato (proprio perché in grado di cogliere tale distinzione brevi- lunghe). Nel passaggio alle lingue romanze avviene una ristrutturazione del sistema e si passa a un sistema a un sistema timbrico intensivo (chiuse- aperte) e, in particolare, si passa da dieci vocali a sette (alcuni suoni vanno a confluire in un’unica realizzazione) secondo il sistema pan- romanzo (intera area romanza). Agostino (V secolo) sottolinea la perdita del sistema quantitativo. Prende l’esempio di due suoni omografi per noi: os (bocca) e ossum (osso). Agostino afferma che poiché le orecchie degli incolti non riescono a cogliere più il tratto di distinzione fonologica, è meglio usare un volgarismo una parola non esistente ‘ossum’ (nominativo) per farsi intendere. Altri fenomeni pan- romanzi (in negativo):  Lenizione (indebolimento della forza con cui si emette il suono di una consonante):

  • passaggio sorda- sonora (amicum< amigo)
  • fricatizzazione delle occlusive (habebat> aveva) Il fenomeno della lenizione è un tratto distintivo che separa la Romània occidentale da Romània orientale.

Le Glosse di Reicheneu

È un documento che si iscrive nel contesto ecclesiastico, contenuto in un manoscritto del X secolo della Bibbia vulgata ma proviene Biblioteca dell’Abbazia benedettina, sul lago di Costanza. Il ms. è una copia di un modello forse di origine francese (prodotto in area nord della Francia) del sec. IX. Testimonia perfettamente la fase di transazione latino- al volgare. Il Glossario contiene una serie di lemmi accompagnati da spiegazioni di tipo lessicale. Tali annotazioni consistono in una serie di equivalenze sul piano linguistico di una serie di termini presenti nel testo della Bibbia vulgata. Sono termini latini ma in uso ed entrati nell’oralità in quanto più accessibili, cioè interne al sistema linguistico latino (latino ǂ latino più prossimo all’uso comune e nel quale emergono trace di ibridismo e contatto con le parlate volgari- romanze). Il Glossario di Reichenau è organizzato in due parti:

  • una parte raccoglie tutte le voci degne di commento tratte dalla Bibbia
  • una parte che raccoglie voci tratte da altri testi di natura religiosa come ad esempio l’agiografia, cioè vite dei santi. Es. Ictus= colpus< colaphum (latino)< greco [una più nell’uso ǂ va sostituito con sinonimo d’uso corrente] Fenomeni:
  • ‘colaphum’ (in origine di genere neutro)> ‘colpus’ (genere maschile)
  • «negr o » si ha un mutamento vocalico poiché nella forma latina sarebbe stata «n i grum» con I breve che, nel nuovo sistema, converge con I chiusa, passata a essere rappresentata graficamente e realizzata nella parola in una E chiusa.

Placito capuano

Primo e vero documento ufficiale di volgare italiano, contenuto in documento più ampio latino. Ad esso se ne assimilano altri tre, successivi che contengono formule di giuramento (due Placiti di Teano e di Sessa Aurunca). Si tratta di un atto notarile e una formula di testimonianza risalente al 960. In particolare è una sentenza emessa dal giudice Arechisi riguardo la contesa su proprietà terriere fra il privato Rodelgrimo e l’Abbazia Montecassino, e il cui atto è stato registrato dal notaio Adenolfo. Per risolvere la questione vengono ascoltati una serie di testimoni che devono giurare una formula prescritta in cui certificano il possesso per trent’anni delle terre dall’Abbazia Montecassino.  Testo Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti. [‘So che quelle terre, in quei confini che qui si descrivono, trent'anni le ha possedute l’abbazia di San Benedetto’]  Commento

  • In questa formula, al volgare, si sovrappongono schemi del linguaggio giuridico e notarile. Più in particolare si tratta di una traduzione di formule latine solitamente impiegate negli atti di transazione, probabilmente già diffusa nell’uso orale (mentre nella scrittura altre testimonianze risalgono al 963);
  • «ko» < ‘quod’: cambio di sintassi nella ristrutturazione della subordinata oggettiva a partire dalla congiunzione ‘quod’ che prelude al ‘credo che’ di oggi;
  • «parte sancti benedicti»: commistione fra latino e volgare (parte volgare che chiude con una formula latina);
  • «sao»: formula in cui le tracce linguistiche divengono culturali. È un settentrionalismo; il fatto che ci sia «sao» invece che «saccio» è in realtà un tentativo di elevare, attraverso modellizzazione linguistica, il parlato sotto una forma più alta, per poter mascherare i tratti bassi del parlato. «Sao» è dunque una formula in uso nella pratica notarile e avrebbe un’origine vicino al centro del potere longobardo (nord, Pavia con i notai) e che si sarebbe di lì spanso anche in zone che linguisticamente avevano esiti diversi rispetto alla parola latina. Dalle sue origini la lingua italiana si inserisce in un ambito avente a che fare con la pratica notarile, e i notai e giudici hanno ruolo importante nella conservazione di testi, documenti e monumenti.

Catacomba di Comodilla

È un esempio di scrittura in volgare italiano e risalente al IX secolo. Si tratta di un graffito in lettere capitali in una cappella della catacomba romana di Comodilla (introdotta a Roma in età carolingia), che contiene un breve ammonimento in volgare a proposito di un rito liturgico, rivolto all’officiante per evitare che le parti segrete delle orazioni venissero pronunciate ad alta voce. Non dicere ille secrita a (b)boce  Traduzione Non recitare a voce (alta) le segrete (le orazioni segrete della messa)'  Commento

  • «abboce»: è un raddoppiamento morfosintattico ed è un tratto volgare che rimanda al fenomeno del betacismo meridionale
  • altro tratto volgare è l’imperativo negativo non+ infinito «non dicere» che sostituisce quello di tipo classico (ne+ congiuntivo)
  • altro tratto volgare è la comparsa della categoria grammaticale dell’articolo «ille» (in realtà è l’aggettivo determinativo che diverrà articolo) [In latino non esisteva l’articolo e quest’ultimo, nelle lingue romanze, nasce da una rifunzionalizzazione dell’aggettivo dimostrativo]

Delibera 17 Concilio di Tours

Il concilio di Tours, voluto da Carlo Magno nell’anno 813 voluto da Carlo Magno. È un documento molto importante poiché considerato l’atto di certificazione in vita delle lingue romanze testimonia la ‘consapevolezza della presa di coscienza del volgare’, che nasce anche per via di una differenziazione:

  • da un lato vi era un’opposizione di due sistemi linguistici (latino ǂ volgare), ovvero di una realtà verticale superiore e al di sopra ma da cui le lingue romanze discendono (diglossia: compresenza di registri diversi)
  • dall’altro vi è un’opposizione orizzontale (volgare ǂ volgare) interna tra i volgari che si parlavano nelle zone di competenza imperiale che, tuttavia, non si comunicavano tra loro Nella raccomandazione di tale concilio, appare la prima definizione di un volgare romanzo nell’espressione ‘Rustica romana lingua’ (la lingua parlata di origine romana, latina). Si tratta di un documento che registra quanto deciso durante tale concilio per deliberare una serie di questioni: la maggior parte di natura linguistica ma relative all’organizzazione della Chiesa. Il Concilio stabilì che:
  • mentre la liturgia rimaneva in latino
  • l’omelia (la predica) doveva avvenire in rustica romana lingua e in lingua tiotisca (lingua germanica). Esse rappresentano le due lingue volgari, importanti per farsi capire dal popolo (chiara consapevolezza sulla differenza radicale della lingua orale usata su territori dell’Impero rispetto alla lingua latina). Si parla dunque di due lingue diverse e per passare da una all’altra era necessaria un’operazione di traduzione.

Giuramenti di Strasburgo

Primo documento in lingua volgare redatto nella zona settentrionale nell’843. Ha un’importante valenza storica oltre che linguistica: s’inserisce nel periodo della posteriorità dell’impero di Carlo Magno, che passa al figlio Ludovico il Pio. Tali giuramenti sono contenuti nella cronaca latina di Nitardo, nipote di Carlo Magno, che scrisse sulle lotte che opposero tra loro i figli di Ludovico il Pio dopo la sua morte: Carlo il calvo, Ludovico il germanico e Lotario. L’Impero venne diviso in tre regioni:

  • zona orientale corrispondente all’est della Germania (Ludovico)
  • territorio francese (Carlo)
  • Europa centrale fino a centro Italia (Lotario) Da un dominio inizialmente unitario si passa ad una frammentazione di tipo politica, culturale e linguistica: di fronte alle contese tra fratelli si stabilì un trattato di alleanza tra Carlo e Ludovico a spese del terzo e alleandosi. Ci troviamo dinanzi a una formula in volgare contenuta in un più ampio contesto latino che ospitava tale stringa di testo. Come nei Placiti le formule di giuramento vengono pronunciate da testimoni  Nitardo trascrive le formule di giuramento così come vennero pronunciate dai fratelli  come Concilio di Tours si ha accostamento di due lingue: tedesca (Ludovico) e romanza- francese (Carlo)  Il contesto in cui documento viene sancito è simbolico perché per prima volta si testimonia l’alleanza militare rappresentata di fronte a pubblico, alla presenza dei rispettivi eserciti dei due sovrani e di un popolo che sancisce la veridicità del patto  La formula recitata da Ludovico Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun salvament, d'ist di in avant, in quant Deus savir et podir me dunat, si salvarai eo cist meon fradre Karlo, et in adiudha, et

Datazione della sequenza latina intorno all’878; a Barcellona nrll’878 sono state trovate le spoglie della martire le cui reliquie vennero portate in un’abazia. Nell’Abazia vi era una scuola musicale (dove si producevano testi di natura liturgica e para liturgica) che aveva come centro l’abate Ubald morto 930 che ed identificato come potenziale autore del testo. È un testo poetico di 29 versi anisosillabici (versi con stesso numero di sillabe) raggruppati organizzato in 14 distici assonanzati+ un emistichio finale isolato [ Distici = coppie di versi la cui unione è data non dalla rima (non ancora presente nella tradizione romanza) bensì da vocali della parola. L’assonanza, dal p.d.v metrico è un elemento impiegato anche nella tradizione epica in lingua volgare. Tale doppio aspetto colloca la Sequenza : da un lato in contesto di produzione colto; dall’altro rimane la vicinanza di una tradizione orale, epica, viva nel volgare francese] Il legame con il latino  Il testo latino della Cantilena (anonimo) ha un modello letterario: Prudenzio (III inno del Peristephanon [IV secolo])  la Sequenza in lingua volgare riprende la melodia di quella latina e sottolinea lo stretto legame per genere agiografico e stretto legame anche con la cultura clericale, con il canto liturgico.  Il testo volgare non è un’esatta traduzione. La traduzione in volgare è voluta dalla possibilità di poter avvicinare il pubblico al testo con adattamenti necessari. Differenze:  Pubblico colto ǂ pubblico più ampio  Nel testo latino non vi una espansione narrativa bensì racconto nei minimi termini: importanza della narrazione e storia della Santa che coinvolge pubblico per l’emozione, che prevede un adattamento linguistico e di sistema mediante espedienti retorici che permette di aggiungere il grado di pathos (traduzione come adattamento)  La sequenza anticipa, nella sua struttura versale (decasillabo cesurato) quelle soluzioni che saranno impiegate anche dalle Chansons des gestes.

La Canzone di santa Fede

Dominio linguistico meridionale (lingua d’oc). Poema agiografico, il cui testo è conservato da un solo manoscritto del XII secolo ma che contiene un testo anteriore al XII sec. risalente a XI secolo. Luogo di produzione del testo: forse nella regione del Rouergue (qui sorgeva l’Abbazia di Conques dove si conservava il corpo della martire, la cui vita si consumò nel III secolo).  Struttura I parte- presenta risonanze con la Sequenza di Sant’Eulalia: la vicenda ruota attorno al martirio di una giovane santa che si era rifiutata di abiurare il cristianesimo: la morte, che inizialmente doveva avvenire sul rogo, giunge infine per decapitazione, dopo che – secondo la tradizione – un angelo aveva spento il fuoco predisposto per il supplizio.  II parte- il poema espande narrativamente l’impianto geografico: la vicenda viene ambientata nel IV secolo e rilanciata sul piano narrativo dopo secoli su uno sfondo storico molto lontano: si racconta dello scontro culturale- religioso tra pagani e cristiani (forze del bene e male). Emerge la presenza di un dettaglio astorico che ha a che fare con i saraceni (tra le schiere dei pagani vi sono Diocleziano e Massimiliano). Il lessico è guerresco e si tinge di ‘toni epici’ (battaglia, elmo, visiera, sangue che cola ecc.). Nel periodo in cui iniziano a sorgere i poemi agiografici, il discorso mira verso una religiosità in cerca di rivolgere la conflittualità interna della società verso l’esterno: il nemico esterno è il mussulmano nell’insediamento soprattutto nella Penisola Iberica. Si istaura per cui una corrispondenza tra mussulmani che occupano la Spagna e i cristiani che martirizzavano i pagani. L’opera termina con il trionfo della Chiesa e di Dio.  Metro La canzone è redatta in lasse legate assieme dalla rima di versi octosyllabes.

 Come in Sant’Eulalia Anche questo testo ha un retroterra latino e ci sono più fonti che vengono combinate:

  • La passione di Santa Fede che venne musicata e messa in metro
  • I miracoli di Santa Fede
  • Altro testo che serve come fonte per la parte finale che è lo scontro tra Costantino, Diocleziano e Massimiliano.

Agiografia

Agiografia: genere letterario che nasce in ambito religioso e presenta la vita e vicende di santi, o più in generale di figure degne di rispetto. L’agiografia è la prima forma in cu si manifesta la letteratura romanza. Agiografia- Epica Punti in comune:  Agiografia è un genere profondamente legato alla cultura clericale latina. È difatti con essa che si trovano contratti con la cultura popolare: all’epoca vi era una stretta collaborazione tra chierici (depositari della storia) e i giullari che creavano un sodalizio e veicolavano il materiale di cultura verso un ampio pubblico popolare. Esiste cioè una matrice letteraria e colta a partire dal momento in cui le chanson de gestes vengono messe per iscritto: la loro registrazione nella cultura scritta avviene in un ambiente colto (non orale popolare).  Due generi appartenenti alla letteratura popolare i cui testi venivano divulgati nelle piazze ǂ lirica e romanzo (corte)  L’agiografia genere richiede una reverenza assoluta nei confronti del personaggio di cui si parla e gli ascoltatori vedono nel santo un esempio di vita esemplare; nell’epica anche vi è un eroe, che combatte per un ideale comune e volte diviene anche una sorta di martire. Es. la morte di Orlando viene rappresentata come quella di un santo martire.  Agiografia può inserirsi all’interno del genere epico e tingersi di tratti epici. Es. il testo della Canzone di Santa Fede racconta, nella seconda parte, lo scontro culturale- religioso tra pagani e cristiani (Diocleziano e Costantino). Il lessico è feudalizzato: signore , conte , cavaliere , elmo, battagli sangue. Allo stesso modo, il genere agiografico può inserirsi nel genere epico. Es: Orlando faceva parte di un gruppo di dodici eletti di Francia e collaboratori dell’imperatore Carlo (=12 riflesso degli apostoli). Le prime emersioni del volgare sia nei documenti che nei monumenti avviene tra due momenti:  Rinascenza carolingia  XII secolo (affermazione cosciente delle nuove forme letterarie romanze, cioè epica, lirica e romanzo). La rinascita carolingia La caduta del sistema sociale romano e gli insediamenti delle popolazioni barbariche, nei paesi dell’Occidente, avevano prodotto una società frammentaria. A partire dall’800 si assiste a un periodo di risveglio culturale che coincide con gli anni di potere di Carlo Magno. Carlo Magno era particolarmente interessato ad approfondire le sue conoscenze sul mondo antico a cui tendeva come modello. Per Meneghetti la rinascita carolingia è stata un’operazione che ha avuto a che fare con il potere politico: il progetto politico di Carlo Nasce, in particolare, l’attenzione per il mondo antico- classico e la riscoperta dei classici. Tale riscoperta è legata alla Translatio imperi (Dio interviene nella storia e, la sua mano, fa passare il potere da un popolo all’altro). La ‘rinascita carolingia’ vede una ripresa delle attività culturali e dell’economia: proprio negli anni del suo impero si definisce il feudalesimo.  Il feudalesimo [Feudalesimo= struttura politico- sociale fondata su una gerarchia].